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La storia del tessuto non tessuto

Oggi quello di tessuto non tessuto è un termine che tutti hanno sentito nominare: negli ultimi anni lo si è sentito spesso, ad esempio, all’interno di spot pubblicitari dei prodotti più vari. Il suo utilizzo però ha cominciato a diffondersi fra il grande pubblico ben prima che la pubblicità ne facesse rimbalzare il nome.

Il tessuto non tessuto è infatti usato in una grande quantità di prodotti e settori e in qualsiasi casa ce n’è una buona quantità – spesso sotto forma di materiale per rifiniture, fodere, buste e sacchetti.

Il primo sviluppo moderno di questo materiale si fa risalire agli anni ’30: si citano aziende come l’americana Johnson & Johnson, che cercava nuovi materiali per fare garze sterili, e la tedesca Freudenberg, che nel 1938 inizia la produzione del “Viledon”, un tessuto non tessuto studiato per sostituire la pelle nella creazione di borse e valigie.

Dal “Viledon” la Freudenberg passa presto alla creazione del “Vileda”, studiato invece per applicazioni nell’abbigliamento: oggi si tratta di un marchio autonomo, largamente conosciuto anche in Italia, i cui panni in nontessuto affollano qualsiasi punto vendita di casalinghi.

Come spesso avviene con le scoperte tecnologiche, quando i tempi sono maturi si susseguono rapidamente invenzioni simili anche se i vari gruppi di ricerca sono indipendenti gli uni dagli altri. Così anche altre aziende via via sviluppano e brevettano materiali similtessili che rientrano a pieno titolo sotto la definizione di tessuto non tessuto: Kimberly-Clark (oggi specializzata in prodotti per la pulizia), Kendall (bende, garze e sanitari in genere), C.H. Dexter (un gruppo che comprende attività estremamente diversificate).

Sono state però le successive scoperte sui polimeri e sulle loro proprietà che hanno reso possibile la diffusione su larga scala di questi prodotti a partire dagli anni ’80: utilizzare direttamente i polimeri all’interno dei processi produttivi consente infatti di non doversi preoccupare di produrre o acquistare fibre, ma partire direttamente dai polimeri quale materia prima. Una fase produttiva in meno, meno costi – senza sacrificare per questo alcuna caratteristica qualitativa.

È così che arriviamo allo scenario attuale. Oggi il tessuto non tessuto non può più essere considerato un sostitutivo a basso costo: è invece un materiale che viene scelto per le sue caratteristiche intrinseche, per utilizzi nei quali i materiali tessili classici non sarebbero altrettanto efficaci.

Molti dei settori di impiego principali sono ancora quelli delle origini: gli articoli sanitari (soprattutto per gli usa-e-getta), gli articoli per la pulizia. Ma tanti altri se ne sono aggiunti, come i tovagliati o le rifiniture per i mobilifici.

Quella del nonwoven non è, ovviamente, una storia conclusa: c’è molto da scrivere e da inventare; le fiere di settore sono un buon modo per mantenersi aggiornati sulle ultime novità ben prima che esse arrivino sugli scaffali dei negozi.

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